Abbiamo avuto il piacere di partecipare ad una delle esclusive proiezioni del
film Dallas Buyers Club, presentato lo scorso sabato al Festival Internazionale
del Film di Roma, che sarà edito in Italia a partire dal 30gennaio 2014.
La
pellicola è stata diretta dal regista Jean-Marc Vallée e la storia è ispirata
da fatti realmente accaduti nel 1985 in Texas. La sceneggiatura ha compiuto
diversi giri ed è rimasta in una specie di limbo per più di un decennio prima
di trovare corpo e voce in questo film.
Il protagonista
è Ron Woodroof, un uomo burbero, grezzo, un po’ violento, puttaniere, omofobo,
drogato e alcolizzato. Si potrebbe tranquillamente classificare come un
“cattivo elemento” o un prototipo del peggiore uomo texano maschilista degli
anni ottanta! È un cowboy e un buon elettricista, che proprio dopo un incidente
sul lavoro, viene portato all’ospedale, dove riceve una diagnosi sulla sua
condizione fisica che lo destabilizza.
Scopre
di essere stato contagiato dal virus dell’HIV e che viste le sue condizioni
mediche precarie ha appena 30 giorni di vita. Ron
inizialmente rifiuta anche solo l’idea di essere malato e spacciato, ma più
passano i giorni e più il suo atteggiamento comincia a mutare, inizia ad
interessarsi, a fare ricerche per proprio conto. Prova per un breve periodo le
cosiddette cure ufficiali approvate dallo stato e dal FDA, ma lo portano
solamente a peggiorare, visto che il medicinale AZT, testato su un campione di
volontari, portava più danni collaterali che miglioramenti.
È in
questo momento che decide di provare con delle vie alternative, attraverso un
viaggio in Messico, nuovi medicinali e vitamine che miscelate tra loro
permettevano ai malati di condurre una vita, o quello che ne restava, più dignitosa.
Si trova a combattere contro una malattia implacabile che lo mette di fronte
alla morte e questo cambia tutte le cose.
Durante
uno dei suoi ricoveri conosce Rayon, un transessuale sieropositivo con il quale
non ha inizialmente un buon rapporto, anzi lo repelle anche il solo pensiero di
condividere uno stesso ambiente con lui. Entrambi devastati dalla malattia si
trovano però a percorrere la stessa strada e questo porta Ron ad un cambiamento, stravolgendo i suoi stessi
pregiudizi che fino a poco tempo prima lo portavano a considerare “quelli come
Rayon” come feccia.
Riesce
ad instaurare un rapporto prima lavorativo con Rayon, fondando insieme una
società, dove con una semplice quota mensile, ogni persona affetta dalla
malattia, poteva ricevere le cure alternative e non approvate. Il giro si
allarga, si diffonde e come crescono i clienti, cresce anche l’attenzione delle
autorità, impegnate nel contrasto di questo traffico di medicinali. Gli
affari migliorano, i viaggi aumentano, le scoperte di altre combinazioni di
medicinali avanzano e così progredisce anche la crescita del personaggio di
Ron, che insieme al suo ormai amico Rayon, si trova a dover lottare contro un
gruppo di persone più potenti di lui, oltre che naturalmente dover portare
avanti l’estenuante lotta per la loro sopravvivenza.
Diventa
una battaglia non più solamente personale, ma collettiva, in questo movimento di
protesta contro un governo “assente” e decisamente corrotto da interessi. Ad
aiutare la causa, c’è anche la dottoressa Eve, che segue le vicende e si immola
in prima persona per ciò che ritiene essere il giusto!
Il
personaggio di Ron, che all’inizio troviamo scomodo e di dubbio gusto, fa
grandi passi avanti, dimostrando quanto il voler sopravvivere ad un male più
grande di ogni altra cosa possa essere comunque una forza capace di stravolgere
gli ordini e il destino.
Ron chiude
la sua battaglia nel 1992, quando si spegne dopo sette anni dalla prima
prognosi. Un
film che tratta dunque il diritto alla vita in un modo così coraggioso e audace
da far stupore. Tematiche
non facili da affrontare senza cadere in un vortice cinematografico scadente,
che invece in questo caso ne fanno il punto forte. La sfida di lanciare un
riflettore su un periodo buio dove era difficile e terrificante trovarsi a
lottare con una malattia che è tutt’oggi di ordine quotidiano.
Mostra
l’abbattimento delle barriere, dei pregiudizi, ritrosie e ottusità,
l’affermarsi di valori e di una crescita personale all’interno di una società
non ancora pronta nemmeno ad affrontare l’argomento!
Un
mondo di straziante dolore improvviso, un malessere non più individuale ma
collettivo che viene raccontato in questo film in modo reale e umano, trattando
con altrettanta schiettezza e dignità il tema dell’omofobia.
Il
volto di Matthew McConaughey è segnato da una forte immedesimazione del
personaggio sia a livello recitativo che prettamente fisico. Abbiamo apprezzato
la sua interpretazione straordinaria, ha dimostrato di portesi calare in un
ruolo difficile e di saperlo rendere incredibilmente. Profondo, intenso e sbalorditivo.
Ciò
che colpisce e stupisce ancor di più è la trasformazione di Jared Leto in
Rayon. Ha dato una resa particolare al personaggio, curandolo fin nei minimi
particolari. Ha mostrato il suo più profondo lato femminile senza però scendere
nel trash e nell’ovvio che un ruolo del genere poteva portare. Un
personaggio delicato, ironico, sensibile e irrimediabilmente condannato, con il
quale si instaura fin da subito una splendida empatia.
Ci ha
regalato un’interpretazione commovente, lasciando trapelare una forza e allo
stesso tempo una fragilità assoluta. Impossibile non provare forti emozioni con
una recitazione di questo livello! Gli
altri interpreti sono stati Jennifer Garner, Steve Zahn, Dallas Roberts, Denis
O’Hare, Griffin Dunne, Kevin Rankin, Jane McNeill, Lawrence Turner.
Una
storia ricca di significato, che ha lasciato noi spettatori scossi,
emotivamente provati e sicuramente commossi e turbati allo stesso tempo.
Vi
lasciamo al trailer sperando che quando uscirà nelle sale potrete apprezzare questo
lavoro quanto noi. Immergetevi per due ore in questi personaggi e ne rimarrete colpiti.
“…E
poi a volte questi piccoli film ti spezzano il cuore…” (cit. J.L.)
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