mercoledì 13 novembre 2013

DALLAS BUYERS CLUB

DALLAS-BUYERS-CLUB
Abbiamo avuto il piacere di partecipare ad una delle esclusive proiezioni del film Dallas Buyers Club, presentato lo scorso sabato al Festival Internazionale del Film di Roma, che sarà edito in Italia a partire dal 30gennaio 2014.
La pellicola è stata diretta dal regista Jean-Marc Vallée e la storia è ispirata da fatti realmente accaduti nel 1985 in Texas. La sceneggiatura ha compiuto diversi giri ed è rimasta in una specie di limbo per più di un decennio prima di trovare corpo e voce in questo film.
Il protagonista è Ron Woodroof, un uomo burbero, grezzo, un po’ violento, puttaniere, omofobo, drogato e alcolizzato. Si potrebbe tranquillamente classificare come un “cattivo elemento” o un prototipo del peggiore uomo texano maschilista degli anni ottanta! È un cowboy e un buon elettricista, che proprio dopo un incidente sul lavoro, viene portato all’ospedale, dove riceve una diagnosi sulla sua condizione fisica che lo destabilizza.
Scopre di essere stato contagiato dal virus dell’HIV e che viste le sue condizioni mediche precarie ha appena 30 giorni di vita. Ron inizialmente rifiuta anche solo l’idea di essere malato e spacciato, ma più passano i giorni e più il suo atteggiamento comincia a mutare, inizia ad interessarsi, a fare ricerche per proprio conto. Prova per un breve periodo le cosiddette cure ufficiali approvate dallo stato e dal FDA, ma lo portano solamente a peggiorare, visto che il medicinale AZT, testato su un campione di volontari, portava più danni collaterali che miglioramenti.
È in questo momento che decide di provare con delle vie alternative, attraverso un viaggio in Messico, nuovi medicinali e vitamine che miscelate tra loro permettevano ai malati di condurre una vita, o quello che ne restava, più dignitosa. Si trova a combattere contro una malattia implacabile che lo mette di fronte alla morte e questo cambia tutte le cose.
Durante uno dei suoi ricoveri conosce Rayon, un transessuale sieropositivo con il quale non ha inizialmente un buon rapporto, anzi lo repelle anche il solo pensiero di condividere uno stesso ambiente con lui. Entrambi devastati dalla malattia si trovano però a percorrere la stessa strada e questo porta Ron ad  un cambiamento, stravolgendo i suoi stessi pregiudizi che fino a poco tempo prima lo portavano a considerare “quelli come Rayon” come feccia.
Riesce ad instaurare un rapporto prima lavorativo con Rayon, fondando insieme una società, dove con una semplice quota mensile, ogni persona affetta dalla malattia, poteva ricevere le cure alternative e non approvate. Il giro si allarga, si diffonde e come crescono i clienti, cresce anche l’attenzione delle autorità, impegnate nel contrasto di questo traffico di medicinali. Gli affari migliorano, i viaggi aumentano, le scoperte di altre combinazioni di medicinali avanzano e così progredisce anche la crescita del personaggio di Ron, che insieme al suo ormai amico Rayon, si trova a dover lottare contro un gruppo di persone più potenti di lui, oltre che naturalmente dover portare avanti l’estenuante lotta per la loro sopravvivenza.
Diventa una battaglia non più solamente personale, ma collettiva, in questo movimento di protesta contro un governo “assente” e decisamente corrotto da interessi. Ad aiutare la causa, c’è anche la dottoressa Eve, che segue le vicende e si immola in prima persona per ciò che ritiene essere il giusto!
Il personaggio di Ron, che all’inizio troviamo scomodo e di dubbio gusto, fa grandi passi avanti, dimostrando quanto il voler sopravvivere ad un male più grande di ogni altra cosa possa essere comunque una forza capace di stravolgere gli ordini e il destino.
Ron chiude la sua battaglia nel 1992, quando si spegne dopo sette anni dalla prima prognosi. Un film che tratta dunque il diritto alla vita in un modo così coraggioso e audace da far stupore. Tematiche non facili da affrontare senza cadere in un vortice cinematografico scadente, che invece in questo caso ne fanno il punto forte. La sfida di lanciare un riflettore su un periodo buio dove era difficile e terrificante trovarsi a lottare con una malattia che è tutt’oggi di ordine quotidiano.
Mostra l’abbattimento delle barriere, dei pregiudizi, ritrosie e ottusità, l’affermarsi di valori e di una crescita personale all’interno di una società non ancora pronta nemmeno ad affrontare l’argomento!
Un mondo di straziante dolore improvviso, un malessere non più individuale ma collettivo che viene raccontato in questo film in modo reale e umano, trattando con altrettanta schiettezza e dignità il tema dell’omofobia.
Il volto di Matthew McConaughey è segnato da una forte immedesimazione del personaggio sia a livello recitativo che prettamente fisico. Abbiamo apprezzato la sua interpretazione straordinaria, ha dimostrato di portesi calare in un ruolo difficile e di saperlo rendere incredibilmente.  Profondo, intenso e sbalorditivo.
Ciò che colpisce e stupisce ancor di più è la trasformazione di Jared Leto in Rayon. Ha dato una resa particolare al personaggio, curandolo fin nei minimi particolari. Ha mostrato il suo più profondo lato femminile senza però scendere nel trash e nell’ovvio che un ruolo del genere poteva portare. Un personaggio delicato, ironico, sensibile e irrimediabilmente condannato, con il quale si instaura fin da subito una splendida empatia.
Ci ha regalato un’interpretazione commovente, lasciando trapelare una forza e allo stesso tempo una fragilità assoluta. Impossibile non provare forti emozioni con una recitazione di questo livello! Gli altri interpreti sono stati Jennifer Garner, Steve Zahn, Dallas Roberts, Denis O’Hare, Griffin Dunne, Kevin Rankin, Jane McNeill, Lawrence Turner. 
Una storia ricca di significato, che ha lasciato noi spettatori scossi, emotivamente provati e sicuramente commossi e turbati allo stesso tempo.
Vi lasciamo al trailer sperando che quando uscirà nelle sale potrete apprezzare questo lavoro quanto noi. Immergetevi per due ore in questi personaggi e ne rimarrete colpiti.


“…E poi a volte questi piccoli film ti spezzano il cuore…” (cit. J.L.)


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