lunedì 30 gennaio 2012

ACAB All Cops Are Bastards

Lo scorso 27 gennaio è uscito in tutti i cinema un film molto atteso ma anche piuttosto chiacchierato, “contrastato” e contestato….ACAB All Cops Are Bastards per la regia di Stefano Sollima e tratto dall’omonimo libro di Carlo Bonini.
Noi proprio il giorno stesso dell’uscita del film siamo andate all’incontro previsto nel tardo pomeriggio alla Feltrinelli a Roma con parte del cast, ma prima di lasciarvi ad un interessante estratto ripreso direttamente da noi, volevamo parlarvi un po’ di cosa tratta e spingervi a farvi una vostra idea su tutta la faccenda, andando magari anche al cinema a vedervi il film…
I protagonisti della storia sono Negro, Mazinga e Cobra, tre celerini, tre agenti che lavorano in un reparto mobile speciale in prima linea antisommossa, che svolgono il loro lavoro dentro e fuori gli stadi, tra le strade e in mezzo alle piazze, ripulendo per così dire, molte zone dalle diverse “minacce” quali ultras, clandestini, delinquenti, sfrattati, prostitute… Sono poliziotti che assorbono massicce dosi di rabbia e a loro volta la utilizzano verso il prossimo, producendo una violenza legalizzata contro altra violenza. Sono uomini come tutti gli altri, con situazioni personali e familiari difficili da vivere e gestire, che provano a risolvere e sfogare i loro problemi del privato in una lotta pubblica, contro chi mina l’ordine, la legge e la nazione. A movimentare ancor più la loro vita lavorativa arriva una nuova recluta, Spina, che viene subito coinvolto nel mondo molto violento, brutale, sporco che è quello in cui vivono quotidianamente Negro, Mazinga e Cobra, che sembrano godere nel punire i malfattori di turno.
Spina però stando a stretto contatto con quel mondo si accorge ben presto di quanto un certo limite sia stato sorpassato e che l’eccitazione per il sangue e la violenza non sia la giusta via, la sua moralità di poliziotto giusto prevale di gran lunga su quella del punitore assoluto al di sopra delle leggi stesse. Il film di per se potrebbe definirsi prepotente, buio, sporco, apre un vero e proprio spaccato su un argomento parzialmente spinoso e dalla difficile resa reale. Un film che fa pensare sicuramente, riflettere sulle diverse situazioni che sempre più spesso hanno proprio preso parte della quotidianità della nostra società. Una pellicola pronta a mettere sotto i riflettori una storia con una sobrietà impressionante, dove ogni persona si sente libera di potersi riconoscere in qualsivoglia parte, non si tratta solo di guerra, tafferugli, aggressioni, ma mostra un tema delicato che sovente la televisione e i giornali mostrano con molti filtri. In questo caso invece viene mostrato esattamente per quello che è, cioè un vero e proprio mondo complesso da riassumere ma raccontato senza un punto di vista ben delineato. Questo è il suo punto forte!
Si compie un viaggio sociale, ma ancor più un viaggio emotivo e fatto di sensazioni e impressioni soggettive, dove ci si vede riflessi nei personaggi raccontati, si entra nelle loro vite, nelle loro storie, un po’ come era successo per la serie di successo Romanzo Criminale, dove si arrivava quasi a “voler bene” in un certo senso ai personaggi pur ammettendone poi colpe, pregi e difetti che la storia stessa andava ad evidenziare!
Una sceneggiatura compatta ed efficace che mette lo spettatore davanti ad una violenza non solo strettamente fisica, resa ancora più potente e godibile dalle interpretazioni di notevole rilievo dei protagonisti che hanno preso parte alla completezza del cast…Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Filippo Nigro, Domenico Diele, Andrea Sartoretti!
Crediamo che con questo film non si sia cercato di creare un mito o di alimentare delle leggende già largamente diffuse, ma di porre in primo piano delle persone, di leggere sotto lo scudo un vero spaccato di questa Italia. Tocca temi sociali pur essendo solo una pellicola di “finzione” senza però cadere nell’errore di non riportare la cruda e spietata realtà, celata a volte da stereotipi preconfezionati.
Mostra che non tutti i poliziotti sono fatti allo stesso modo, come le persone in genere, e quanto però sia facile cadere in deviazioni professionali tutt’altro che facili e scontate.
Da corpo anche ad una fragilità umana, ad una scelta di azione immediata contro una forza esterna contro la quale le “armi” e la violenza sono il giusto peso e misura da usare per risollevare la situazione. Una realtà difficoltosa e non sempre comprensibile, velata e il più delle volte non  giustificabile, sono individui fondamentalmente soli sul campo, senza un vero e proprio controllo che si ritrovano a contrastare un nemico avendo la piena facoltà di scegliere di fare male, di fare del male agli altri e anche in fondo a se stessi.

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